Notizie dalla Federazione
Roma, 17 marzo 2022 - Elettricità, combustibili, quote di emissione: continua senza freni il rally dei costi energetici da cui dipende la competitività dell'industria italiana del cemento, che impiega in Italia circa 32mila addetti e che rappresenta l'architrave del mondo delle costruzioni, centrale per il rilancio e la ripartenza del Paese.
Secondo i dati elaborati da Federbeton Confindustria, il mix energetico e il costo dei diritti di emissione hanno determinato a marzo 2022 un incremento complessivo del 700% dei costi energetici e ambientali rispetto alla media del 2020.
L'Italia e l'Europa stanno infatti attraversando una crisi energetica che non ha precedenti nella storia recente. Il prezzo del gas metano è aumentato di otto volte rispetto a gennaio 2020 mentre il costo dell'energia elettrica ha registrato il suo massimo storico. A completare il mix energetico che caratterizza la produzione c'è l'andamento del prezzo del petcoke, il combustibile utilizzato nel settore, salito del 329% rispetto a inizio 2020. Preoccupante, inoltre, la crescita del valore dei diritti di emissione di CO2, che a marzo 2022 si attesta intorno a 66 euro medi, un valore elevatissimo e ormai consolidato dallo scorso giugno (rispetto ai 25 euro registrati in media nel 2020).
Per quanto preoccupante, questa situazione offre tuttavia l'opportunità attivare una valida alternativa al consumo di prodotti di derivazione petrolifera, ovvero l'utilizzo dei combustibili solidi secondari (CSS), risorsa energetica a kilometro zero, economica e già pronta a essere utilizzata nei forni delle cementerie.
"È un periodo davvero complesso: se fino a qualche mese fa, la priorità per il settore era la strategia di decarbonizzazione per il quale dovrà mettere in campo investimenti per 4,2 miliardi di euro, l'attuale caro energia genera forte preoccupazione per la tenuta del settore. L'Italia ha un'industria di primo livello nei materiali per le costruzioni: lasciarla sola davanti a questa crisi significherebbe condannare noi stessi a dipendere da altri paesi per i materiali con cui costruiamo le nostre case, i nostri ospedali, le nostre infrastrutture. - commenta Roberto Callieri, presidente di Federbeton - È dunque ora di superare pregiudizi, lentezze burocratiche e decidere una semplificazione normativa che permetta di usufruire di una risorsa energetica a kilometro zero, economica, già pronta a essere utilizzata al posto di prodotti petroliferi. I combustibili solidi secondari sono un'opportunità per l'ambiente, per l'indipendenza energetica e per un'industria fondamentale per lo sviluppo economico del Paese".
Ricavati da quella parte non riciclabile dei rifiuti che oggi vengono destinati alla discarica o inviati all'estero, con ulteriori costi, i combustibili solidi secondari sono materiali non pericolosi che immessi in modo sicuro e controllato in un ciclo produttivo come quello del cemento possono sostituire quasi completamente i derivati del petrolio, riducendo drasticamente le emissioni di CO2.
In un momento in cui prende piede l'idea di un ritorno al carbone, i CSS costituiscono quindi una soluzione valida in termini di sostenibilità (economica e ambientale), già ampiamente utilizzata in tutta Europa: i paesi europei più avanzati arrivano infatti a oltre il 60%, a volte anche all'80% se non al 100%, mentre in Italia la sostituzione dei prodotti petroliferi tramite CSS è limitata al 20%. Secondo la stima elaborata dal Laboratorio REF Ricerche, un tasso di sostituzione del 66% in Italia porterebbe al taglio di 6,8 mln di tonnellate di CO2 emesse in atmosfera, con il conferimento in discarica che verrebbe sostituito dalla valorizzazione energetica degli scarti in cementeria.
Si tratta di una soluzione che in quanto modello di economia circolare rappresenterebbe un'opportunità per l'ambiente, collettività e l'indipendenza energetica del Paese.
I combustibili alternativi una soluzione a kilometro zero
Gazzetta ufficiale L 275 dell'Unione europea Raccomandazioni della Commissione europea
Chiarimenti operativi sui progetti che prevedano l'impiego di fonti rinnovabili per usi non elettrici e sul decreto-legge n. 34/2019 (D.L. crescita)